Descrizione
Naturalia e artificialia erano le denominazioni delle due principali categorie di
reperti anticamente raccolti nelle Wunderkammern, le “camere delle meraviglie”
diffusesi in Europa dal XVI secolo: la prima includeva esempi provenienti
dal mondo naturale; la seconda, artefatti di varia epoca e provenienza. Questa
tassonomia adombrava una distinzione a livello filosofico il cui fondamento
era stato codificato da Aristotele. A lungo vigente nel pensiero occidentale,
la tradizionale dicotomia fra naturale e artificiale entra progressivamente in
crisi nella modernità: i confini fra queste due nozioni appaiono infatti sempre
più sfumati, fino all’esito estremo dell’ibridazione. Luogo critico per eccellenza,
l’arte contemporanea costituisce uno dei territori nei quali questo processo
di ridefinizione categoriale appare più pronunciato.
L’opera Artificio naturale (2011) di Paolo Icaro può essere iscritta in questo
rinnovato orizzonte di significato. L’installazione si compone di cinque massi
in pietra, semplicemente adagiati a terra. Ciò che a prima vista appare come
un brano di natura, incontrato nello spazio espositivo “artificiale” della galleria
o del museo, è invece il risultato di un processo innescato dall’artista, scandito
da diversi passaggi di materie e tecniche. Inizialmente lo scultore ha, infatti,
modellato in argilla una pietra “ideale”, che raggiunge in volume e politura le
sembianze di un sasso: quello che considera il più bello, come levigato dall’acqua
del torrente.